Il supporto nutrizionale online è altamente personalizzato (esattamente così come lo sarebbe anche in presenza) e vede la persona posta al centro del percorso stesso. Dopo un primo colloquio conoscitivo, si fisserà il primo incontro effettivo, all’interno del quale piano piano si ricostruirà la storia clinica, familiare, personale e nutrizionale del paziente; successivamente si procederà con la costruzione del percorso.
Per quanto riguarda la rilevazione dei parametri antropometrici (peso, altezza ed eventualmente circonferenze), si valuterà insieme alla persona quando farlo, nei percorsi di riabilitazione nutrizionale non c’è un focus su di essi. Non è necessario infatti, al primo incontro procedere già con la rilevazione dei parametri antropometrici, a meno che non ci siano già delle indicazioni precise da parte del medico curante. Il paziente può scegliere di portare anche eventuali parametri rilevati con il medico curante oppure si procederà insieme nel rilevare le misure, sotto la guida (e con l’aiuto) del nutrizionista anche a distanza, dopo una fase di training di familiarizzazione con peso e parametri antropometrici; proprio per questo sarà sempre un qualcosa su cui si lavorerà al momento opportuno e quando il paziente sarà pronto.
Le strategie di intervento nei percorsi nutrizionali
Sono poi strategie di intervento essenziali di un percorso di riabilitazione nutrizionale (online e in presenza) il TFC (Training di familiarizzazione con il cibo), l’Educazione terapeutica e Alimentare, il Pasto Assistito e il Counseling nutrizionale.
Il Training di Familiarizzazione con il Cibo (TFC) e il Pasto Terapeutico Assistito (PTA) sono due tecniche molto importanti per chi affronta un percorso di recovery da un disturbo del comportamento alimentare. Entrambi hanno uno scopo comune: aiutare la persona a ritrovare un rapporto più sereno con il cibo, in particolare con quegli alimenti che generano ansia, paura o evitamento: i cosiddetti fear food o cibi fobici.
Si comincia riconoscendo piano piano i cibi che generano paura, e che vengono evitati da tempo; non si forza mai nulla, ma si lavora con gradualità, rispetto e ascolto.
Una parte centrale del TFC è l’esplorazione sensoriale; ogni senso viene coinvolto in modo consapevole, per riscoprire il cibo al di là del giudizio e della paura, perché il cibo appunto non ha alcun valore morale. L’uso del gusto, ovvero l’assaggio vero e proprio dell’alimento, avviene solo in un secondo momento, quando la persona è pronta. E proprio questo passaggio che aprirà le porte all’esperienza successiva: il Pasto Terapeutico Assistito (PTA).
Il pasto terapeutico assistito
Il Pasto Terapeuti Assistito è un momento molto delicato e profondo. Qui, la persona non affronta il pasto da sola, ma viene accompagnata da un professionista, che offre sostegno, presenza e supporto emotivo.
Durante il Pasto terapeutico assistito si lavora per rendere il momento del pasto meno spaventoso e più accessibile, creando uno spazio sicuro. Non parliamo mai di “alimentazione meccanica”, ma di un momento di presenza, ri-scoperta e cura.
Gli obiettivi sono molteplici: riscoprire il cibo e l’importanza dei cinque sensi, imparare a dare tempo e valore al momento del pasto, riscoprire la masticazione non come obbligo ma come gesto naturale, e tornare ad ascoltare i segnali del corpo – come fame, sazietà e pienezza – che spesso, nel tempo, sono stati ignorati o distorti dalla malattia.
In ogni pasto il cibo tornerà ad avere un ruolo reale e condivisibile e non sarà più un oggetto di controllo o ansia o paura.
È importante sapere che né il TFC né il PTA devono essere intrapresi prematuramente. La persona deve sentirsi pronta, e il “momento giusto” viene definito anche con il supporto dell’équipe multidisciplinare; ogni passo deve essere sempre definito con cura e rispetto dei tempi individuali.