Viaggiare all’estero con un Disturbo Alimentare

viaggiare disturbi alimentari

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Avevo appena compiuto 17 anni quando mi sono preparata a partire per uno dei sogni più grandi della mia vita: un anno di studi all’estero. La destinazione erano gli Stati Uniti, un piccolo paesino in cui sarei stata ospitata da una famiglia locale e avrei frequentato la high school americana. Immaginavo un’esperienza meravigliosa, piena di scoperte e nuovi inizi.

Ma non tutto dentro di me funzionava come avrebbe dovuto.

Questo articolo è stato scritto da Francesca (nome di fantasia) che ha scelto di raccontare a Comestai della difficoltà che molte persone fanno nell’affrontare un viaggio di lunga durata all’estero quando affrontano un Disturbo Alimentare.

La paura di ingrassare prima della partenza

Nonostante avessi già superato il momento più buio del mio Disturbo del Comportamento Alimentare (DCA), prima di partire ho iniziato a mangiare sempre meno.
Volevo creare un “margine di errore”: pensavo che, se avessi perso peso prima, avrei potuto permettermi di assaggiare cibi nuovi senza superare il “peso limite” che mi ero imposta.

Tutti mi ripetevano: «Negli Stati Uniti ingrasserai di sicuro».
Quella parola, ingrassare, mi terrorizzava. Così, invece di pensare alla nuova avventura, ho iniziato a controllare ossessivamente ogni boccone.

L’inizio dell’esperienza all’estero

Quando finalmente sono partita, ero entusiasta. Sentivo di avercela fatta: stavo vivendo il sogno che avevo sempre desiderato.
All’inizio ho provato a lasciarmi andare: «Per questa volta voglio dimenticare il mostro», mi dicevo.

Ho iniziato subito a frequentare la squadra di nuoto della high school, allenandomi due ore al giorno.
Ma presto quell’attività è diventata una punizione: nuotavo per bruciare calorie, per placare il senso di colpa, per sentirmi degna.

Solitudine e malattia

Non riuscivo ad adattarmi alla famiglia ospitante. Mi sentivo sola, invisibile.
Così ho iniziato di nuovo a sfogare le emozioni nella malattia: mangiavo sempre meno e, quando mangiavo, spesso vomitavo.
Lo sport mi stremava, ogni giorno avevo meno energia. Tornata da scuola, dormivo tutto il pomeriggio e poi tutta la notte, per ricominciare la stessa routine il giorno dopo.

Non avevo supporto, non avevo amici. Mi sentivo intrappolata.

Guardando indietro

Oggi, ripensandoci, mi rendo conto di quanto fossi immersa in una delle esperienze più incredibili della mia vita, ma non riuscivo a viverla davvero.
Un disturbo alimentare ti ruba il presente: ti fa credere che l’unica cosa che conti sia il numero sulla bilancia, il riflesso nello specchio, le voci nella testa.

Tornata a casa, mi sono trovata davanti l’immagine di me stessa che rincorreva la polvere, mentre intorno aveva l’oro e non riusciva a vederlo.

Questa esperienza mi ha insegnato una lezione fondamentale: anche quando parti all’estero, non devi affrontare tutto da sola. La distanza non deve mai significare isolamento, soprattutto quando si parla di salute mentale e di disturbi alimentari.

La terapia online, un supporto continuativo

La terapia online permette di seguire un paziente anche da remoto, in qualsiasi parte del mondo si trovi. Per questo Comestai nasce come centro clinico ibrido (online e in presenza) che mira a rendere più accessibile il trattamento di un Disturbo Alimentare lasciando la possibilità a tutti di continuare a seguire le proprie passioni e i propri sogni.

Se cerchi un supporto per un Disturbo Alimentare, puoi prenotare con noi il primo colloquio conoscitivo gratuito.

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